Il lavoro fotografico collettivo dedicato alle Architetture dimenticate è nato dall’amore dei novaresi per Casa Bossi, edificio residenziale antonelliano, luogo del cuore del FAI, reso celebre dal romanzo “Cuore di pietra” di Sebastiano Vassalli.

Nel 2011 la Società Fotografica Novarese ha pubblicato, in collaborazione con il Comitato d’amore di Casa Bossi, il volume “Silenzio e luce”, che presenta le atmosfere e i dettagli dell’edificio.

L’interesse dei fotoamatori per le strutture architettoniche abbandonate, unitamente al piacere di fotografare insieme, ha portato i soci della SFN a collaborare, nel mese di settembre 2013, alla manifestazione novarArchitettura. È stata allestita, presso la Fabbrica Lapidea di Novara, una mostra fotografica dedicata a quelle testimonianze storico-architettoniche che fanno parte del nostro patrimonio culturale “minore” e che ancora oggi, con la loro presenza, costituiscono la memoria del vecchio mondo della produzione agricola e industriale, mondi oggi profondamente mutati. Le immagini sono state successivamente raccolte nel volume “Architetture dimenticate” edito in collaborazione con il FAI.

Nel mese di maggio 2015, nell’ambito dell’evento culturale “Arteparchi in rete”, promosso dall’Ente parco del Ticino e del Lago Maggiore, la SFN ha presentato al Mulino vecchio di Bellinzago novarese una serie di immagini dedicate alle architetture dismesse nel territorio del Parco.

Cascine abbandonate e ville storiche, industrie ed edifici commerciali, chiese, stazioni, scuole, caserme… questa raccolta di immagini è la sintesi di un lavoro protratto negli anni, che ha suscitato interesse anche fuori dal mondo fotoamatoriale.

Le fotografie, scattate nel territorio novarese, non pretendono di essere esaustive, non vogliono raffigurare un “catalogo”, ma sollevare il velo dell’oblio e dell’indifferenza nei confronti di queste architetture, con la consapevolezza che solo la formazione di una coscienza collettiva del valore del nostro patrimonio architettonico potrà favorire azioni di conservazione e tutela dello stesso, garantendone la trasmissione alle generazioni future.

La presentazione in bianco e nero e, in molti casi, le inquadrature realizzate con obiettivi grandangolari, aumentano il senso di drammaticità che questi soggetti meritano.